Il mercato crede nel rilancio di Popolare Vicenza, collocati 1,25 miliardi di bond garantiti dallo Stato

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L’istituto controllato dal fondo Atlante ha concluso negli ultimi giorni il collocamento presso investitori istituzionali dell’obbligazione emessa il 3 febbraio per un importo di 1,25 miliardi di euro. Un passo importante in quanto è la prima operazione effettuata in Italia per bond garantiti dallo Stato.

In avvio del collocamento si puntava prudentemente solo a un miliardo, poi l’interesse del mercato (richieste oltre i 2,2 miliardi di euro), ha portato ad ampliare l’offerta gestita da Banca Imi e Morgan Stanley consentendo di fissare lo spread finale a più 58 punti base sopra il rendimento del Btp di analoga durata, in diminuzione rispetto ad un obiettivo iniziale di + 65 punti base sul Btp con scadenza 2020.

Secondo l’agenzia Reuters il titolo è stato collocato al prezzo di 98,691 e la cedola è dello 0,5% annuale lordo. Inoltre il titolo gode di un rating allineato a quello della Repubblica Italiana.

Dal comunicato di Popolare Vicenza si legge:

“Il forte interesse è testimoniato, altresì, dal numero di investitori coinvolti nell’operazione anche alla luce del fatto che trattasi della prima operazione pubblica conclusa da una banca italiana relativamente al collocamento di titoli che beneficiano della garanzia statale”

A breve non paiono fissate nuovi collocamenti per BpVi, e avverte che:

“La parte restante dell’obbligazione con garanzia statale di 1,75 miliardi di euro è attualmente utilizzata come collaterale in operazioni di finanziamento. I fondi rivenienti da tali operazioni contribuiranno a diversificare le fonti di approvvigionamento del gruppo ed a stabilizzare nel medio lungo termine la gestione della liquidità”

Ora il mercato attende un’operazione simile anche da parte di Veneto Banca, istituto che è in predicato di fondersi con Popolare Vicenza e che a inizio di febbraio ha collocato 3,5 miliardi di bond garantiti dallo stato in due tranche da 1,75 miliardi con scadenza febbraio 2019 e cedola allo 0,4% e con scadenza l’anno successivo e cedola 0,5%. Una operazione per adesso ferma, in quando Montebelluna, l’azionista quasi totalitario di BpVi, il fondo Atlante – utilizza per ora i bond come collaterale a garanzia di operazioni di finanziamento.

All’ordine del giorno del cda di Vicenza dovrebbe esserci lo stato di avanzamento dell’offerta di transazione a 9 euro per azione per i vecchi soci che hanno subito il crollo da 62,5 euro a 10 centesimi. Le Fondazioni come Prato e Roi potrebbero aderire, al momento pare che si sia raggiunto circa un terzo delle adesioni previste. L’obiettivo è arrivare a quota 94mila entro il 22 marzo.

Ora è compito di Veneto Banca a fare il punto della situazione e a procedere con le analisi sullo scorporo di Bim, società quotata in Borsa che mesi fa era valutata intorno ai 200-250 milioni e che nel 2016 ha segnato perdite per 90 milioni.

Sul fronte delle dismissioni sembra congelata per ora la vendita del centro informatico e contabile di Padova Sec Servizi, controllato dalla due ex Popolari venete che doveva essere ceduto entro fine gennaio scorso. Ieri è stato rinnovato fino a fine anno il contratto integrativo per i circa 300 addetti.
Evidentemente anche su questo punto si attende il risultato dell’offerta di transazione, fattore decisivo per definire l’aumento di capitale miliardario che dovrebbe portare all’entrata dello Stato.

Sulle prossime mosse se ne saprà di più entro una decina di giorni, quando il piano dall’Ad Fabrizio Viola avrà passato il vaglio della Bce.

Dopo i silenzi, polemiche e annunci la Fondazione Roi volta pagina

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Dopo una stagione contrassegnata da silenzi, polemiche, lettere e annunci, la Fondazione Roi* volta pagina e insedia il nuovo Cda guidato da Giovanni Diamanti. Un appuntamento contrassegnato da pratiche di rito ma anche di sorprese perché all’orizzonte, per la Fondazione, c’è anche la proposta transattiva di Banca popolare di Vicenza che riguarda poco meno di mezzo milione di azioni possedute dall’ente di mecenatismo culturale.

E il Comune, in questo senso, va in pressing, queste le parole del assessore alla Crescita, Jacopo Bulgarini d’EIci:

«La Fondazione è autonoma in tutto e per tutto ma credo che per l’ente non ci sia altra strada se non quella di accettare la proposta dell’istituto di credito»

Insomma, il motore della Roi va rimesso in moto, è a questo che guarda l’amministrazione comunale all’alba dell’era Diamanti.
Il sociologo, saggista e professore universitario è stato designato lo scorso 12 dicembre alla guida della Fondazione creata dal marchese Giuseppe Roi con lo scopo di «sostenere e promuovere i musei civici di Vicenza» e in particolare Palazzo Chiericati.

Diamanti arriva a guidare l’ente dopo che il suo predecessore, Gianni Zonin, l’ha lasciata la scorsa primavera, dimettendosi nel pieno della polemica nata attorno alle 510 mila azioni della Popolare e della Roi e dunque soggette alla svalutazione dei titoli stessi, con una perdita – a bilancio – di circa 30 milioni di euro.

Il caso ha tenuto banco per oltre un anno fra polemiche, lettere, esposti presentati da personalità cittadine. Lo scorso autunno sono giunte le dimissioni del cda della Roi guidato dall’ora vicepresidente Marino Breganze e poi, a dicembre, la nomina dei tre nuovi consiglieri da parte di Banca popolare di Vicenza (per statuto incaricata a nominare tre consiglieri su sette): i volti nuovi sono quelli di Diamanti (indicato come presidente), Andrea Valmarana (dottore commercialista e revisore contabile) e Giovanna Crossato (giornalista e critica d’arte). A loro si affiancheranno anche gli altri quattro membri già in carica, ovvero monsignor Francesco Gasparini (direttore del museo diocesano), Emilio Alberti (progettista del restauro di Palazzo Chiericati), Giovanna Rossi di Schio e Giovanni Villa, membro di diritto in veste di direttore scientifico del Chiericati.

Dopo la nomina del presidente e vice, con la seconda carica ancora da definire, sono più chiare le intenzioni della Fondazione in merito alla proposta transattiva avanzata ai soci da parte di Bpvi (9 euro ad azione e rinuncia alla causa).

*La Fondazione Roi è uno dei punti di riferimento per il mecenatismo culturale di Vicenza. È stata voluta dal marchese Giuseppe «Boso» Roi nel 1988 per sostenere
progetti culturali, in particolari quelli di Palazzo Chiericati 510mila azioni della Bpvi.